Fulcro della scienza omeopatica è la frase
Similia similibus curentur
e cioè, le cose simili siano curate con i simili.
Ma … cosa sono le cose simili?
L’Enciclopedia Treccani, sotto la voce Omeopatia riporta:
“L’omeopatia asserisce che i vari medicamenti in uso, somministrati a dosi elevate a persone sane, provocano i sintomi caratteristici di determinate malattie che possono essere curate con dosi infinitesimali della medesima “.
E’ un pensiero assai complesso, che può disorientare; ma di solito ce la caviamo applicando lo schema di pensiero abituale e dominante, che risolve il rebus offrendoci come soluzione che sia alla materia contenuta nel granulo omeopatico a produrre il cambio materiale nell’essere vivente che l’assume.
Questa assunzione iniziale è errata, e da qui discendono discussioni senza fine.
Vivere in Omeopatia si propone di spiegare e di farcomprendere l’Omeopatia come una scienza della relazione: relazione e tra i rimedi con potere terapeutico e gli esseri viventi e non solo.
Partiamo quindi affermando che non è l’elemento materiale presente ( o meglio, come vedremo, non presente) nel granulo che cura, ma la relazione tra ciò di cui il granulo è struttura veicolare e l’essere vivente che l’assume.
La relazione tra questi 2 poli favorisce nell’essere vivente un processo virtuoso verso un assetto energetico migliore.
Per capire il senso di questa relazione, dobbiamo comprenderne i 2 poli, e come mai un polo può fungere da attivatore di un processo nell’altro.