Ho deciso di aprire un blog per i miei pazienti, presenti e futuri, e per tutti coloro che si interessano di omeopatia classica, o che sono alla ricerca di risposte alle loro domande su cosa sia l’omeopatia, cosa serva, che cosa comporti iniziare  a “vedere” la vita omeopaticamente.

“Vivere in Omeopatia” è il titolo del blog, ed è sufficientemente provocatorio: la cura omeopatica, il rimedio, le pilloline di glucosio imbevute, non sono che una piccola parte di quello che realmente è l’omeopatia. Omeopatia è un sistema di pensiero che da alle persone  la possibilità di orientarsi in un modo molto preciso nella loro vita, nei comportamenti che agiscono, nei loro pensieri. (altro…)

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CONTINUA IL CICLO DI INCONTRI INTRODUTTIVI PER LE MAMME

PROSSIMI APPUNTAMENTI:

  1. Omeopatia costituzionale, omeopatia unicista, omeopatia pluralista     …. cosa significa?Che cosa significa “costituzione”? Si nasce una certa “costituzione” e lo si rimane per sempre?  Come può aiutare conoscere i tratti caratteristici della costituzione di mio figlio?
  2. Proviamo ad affrontare il tema “vaccinazioni” con calma, per evitare sterili contrapposizioni ma poter meglio comprendere, e decidere  con più consapevolezza,  per il benessere dei nostri figli.

Vieni e porta pure con te il tuo piccolino che non va all’asilo, vedremo di creare uno spazio in cui staremo tutti bene.

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gocceIl cavallo di battaglia della medicina occidentale allopatica (quella che si studia all’università, per intenderci) è l’affermazione che dentro i granuli di glucosio dei rimedi omeopatici in realtà non vi sia nulla e che quindi l’omeopatia sia una grandissima farsa, i pazienti siano facilmente suggestionabili e quello che funziona non sia altro se non l’effetto placebo.
Effettivamente, se esaminassimo in laboratorio un granulo di una preparazione omeopatica che porti sul tubetto la sigla dalla 12ch in su (15/30/200 etc), non troveremmo traccia delle molecole della sostanza dalla quale siamo partiti nella preparazione del rimedio.

Non si scappa: c’è una legge fisica (la legge di Avogadro) che afferma che dopo la dodicesima volta che si diluisce qualcosa in un rapporto uno a cento (una goccia di sostanza originaria, pianta animale o minerale, e 99 di solvente), tutto diventa la stessa cosa, e cioè …… e qui si apre il dibattito!

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Agli inizi del l’800  S. Hahnemann, medico, scienziato e letterato, padre fondatore dell’omeopatia, scrive il testo”Organon dell’Arte di guarire”.

Al paragrafo 9 dice:

“Nello stato di salute dell’uomo la forza vitale, vivificatrice e misteriosa domina in modo assoluto e dinamico (= autocrazia) il corpo materiale (= organismo) e tiene tutte le sue parti in meravigliosa vita armonica di sensi e di attività, in modo che il nostro intelletto ragionevole si possa servire liberamente di questo strumento sano e vitale per gli scopi superiori della nostra esistenza” .

L’organismo sano è un organismo armonioso che esprime l’armonia delle sue facoltà sotto la guida della ragione, per gli scopi superiori della nostra esistenza.

neuroneNon si scherza: l’omeopatia è una scienza “complessa”. Ma è anche la scienza della “semplicità”. E’ la scienza dell’osservazione del semplice dato, così come esso si presenta, vibrante di tutta la complessa organizzazione energetica che lo fa essere esattamente come è.

Non è facile saper riconoscere la complessità della semplicità. Ma, quando lo si sa fare, il dato semplice, osservabile in sé e per sé, diventa potente, molto potente nei suoi legami con tutti gli altri dati rilevabili nel contesto di una persona malata: la febbre si manifesta in un  bambino proprio in quel modo lì, accompagnata dal viso tutto rosso, da una sudorazione abbondante, da pianto persistente, da agitazione. Dati semplici, osservabili con facilità, che costruiscono un quadro complesso, dinamico e interconnesso in tutti i suoi elementi.

Questa connessione non viene compresa e, di fatto, chi è ignorante di omeopatia, dice che è semplicistica, banale, per non dire una buffonata.

L’omeopatia è una buffonata a detta di molti perché considera in semplicità la malattia come qualcosa di osservabile coi sensi e non qualcosa di misterioso, che si sia impossessato dall’esterno del malato e che risieda chissà dove al suo interno.

Sembra un sacrilegio dire che un uomo, davanti a un altro uomo, possa, osservandolo e indagandolo coi suoi propri sensi, comprendere le alterazioni del corpo e dello spirito che definiscono il suo stato di sofferenza e aiutarlo a recuperare una organizzazione più favorevole. Ma così accade, e deve essere così in omeopatia. Questo è quanto insegna inequivocabilmente il suo fondatore, Samuel Hahnemann e quanto sperimentato da 200 anni da validi omeopati e da tutte le persone che ne hanno tratto giovamento.

Attraverso uno studio esteso e minuzioso degli stati di salute e di malattia e con una approfondita conoscenza di quello che i rimedi omeopatici, uno per uno, inducono su individui sani in fase di sperimentazione in doppio cieco, l’omeopata può, basandosi su di una osservazione imparziale dei sintomi mentali emotivi e fisici rilevati, prescrivere l’unico rimedio più adatto per quella persona in quel momento.

L’omeopatia educa all’osservazione imparziale della realtà, così come essa si presenta e come viene riferita da quanti la sperimentano in prima persona, e quindi non solo il malato, ma anche coloro che vivono con lui e non ultimo l’omeopata, che entra in relazione con lui.

L’omeopatia obbliga l’omeopata a diventare sempre più acuto nella percezione:  con tutti i suoi sensi, deve essere in grado di percepire il senso dell’organizzazione complessa dell’energia del suo paziente senza trascurare quello che percepisce dentro se stesso, nel momento della relazione.

200 anni fa Samuel Hahnemann parla della malattia come uno stato di organizzazione dell’individuo che è percepito da lui stesso ma anche da chi gli vive vicino e constatato poi dall’omeopata.
Incredibile! 200 anni fa si parlava in un modo acutissimo e preciso di relazione, di osservazione della realtà per come si presenta, organizzata, a livello dello scambio percettivo sensibile tra esseri umani.

Forse che questo approccio di semplice osservazione della realtà, fondato su di una profonda conoscenza della complessità della relazione  causale tra i fenomeni, è proprio quello che la medicina occidentale sta cercando?
Che sia una via per trovare la persona nel fegato malato o nella malattia mentale o nella depressione? Possibile che Antonio, Clara o Arturo siano meno importanti del nome della malattia con il quale vengono classificati?

Anche John Locke, filosofo e fisico britannico vissuto nel 1600 disse una verità molto semplice: “le opinioni nuove sono sempre malviste e di solito avversate, solo per il semplice fatto di non essere già comuni”   e io aggiungo che, se non si buttassero valanghe di energie a combattersi  senza conoscersi veramente, ma solo perché l’altro parla una lingua che non comprendiamo bene, costruiremmo invece di distruggere.

Saluti!
Francesca

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Tutto è energia.

Questa energia di cui parliamo è qualcosa di molto concreto. In genere ci spaventiamo davanti alla formula di Einstein pensando che … vabbé, si, ok, lasciamola ai fisici!

Eppure, senza voler parlare il linguaggio dei fisici, possiamo trarne qualcosa di interessante anche per noi: la stessa energia è presente in un sasso, nel corpo umano, in una emozione, in un pensiero. La stessa energia, proprio la stessa, quella che Einstein ha definito in una formula che vale per tutte le cose che si conoscono in questa cornice spazio/temporale che chiamiamo “mondo”.

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L’omeopatia si occupa di ‘energia’, semplice!

Di energia come si manifesta negli esseri viventi. Poi, ci sono architetti come Daniel Libeskind che sanno muovere energia attraverso strutture inanimate, ma questo è un altro capitolo!

Ma cosa vuole dire ‘energia’? Siamo nel New Age ancora una volta?

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E’ in corso un dibattito, in Italia e in Europa, che è lo specchio della crisi culturale, economica e sociale che sta investendo il nostro mondo: invece di parlare di contenuti, di valori che generano prodotti, si parla in modo acontestuale solo dei prodotti.

Anche per quanto riguarda l’omeopatia, il fulcro del dibattito sembra essere chi abbia i titoli per esercitare l’omeopatia e chi no, dimenticandosi che, in prima battuta, è necessario chiarire molto bene che cosa sia effettivamente l’omeopatia, quale la visione esistenziale sulla quale si poggia, quale il concetto di salute e malattia a cui si riferisce e via di seguito.

Solo chiarendo bene di cosa si sta parlando si può comprendere quali siano le caratteristiche professionali che un omeopata deve dimostrare di possedere e di conseguenza il percorso formativo più adatto per far nascere futuri bravi omeopati.

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