L’omeopatia si occupa di ‘energia’, semplice!
Di energia come si manifesta negli esseri viventi. Poi, ci sono architetti come Daniel Libeskind che sanno muovere energia attraverso strutture inanimate, ma questo è un altro capitolo!
Ma cosa vuole dire ‘energia’? Siamo nel New Age ancora una volta?
Per fortuna pian piano stiamo uscendo dall’era della contrapposizione tra i sostenitori di un campo di energia che sconfina nel misticismo, e il razionalismo meccanicistico che considera la vita un insieme di ingranaggi attivati da qualcosa che non si nomina, pena la scomunica intellettuale.
Noi che non siamo scienziati, che non ci occupiamo tutti i giorni del mondo elettromagnetico e delle sue leggi, che viviamo prendendo il treno per andare al lavoro, portando i sacchetti della spesa, sbattendo contro gli spigoli dei mobili etc, poggiamo la nostra comprensione del mondo su di un assunto molto pragmatico, utile all’organizzazione della nostra vita, ma non dimostrato, non dimostrabile e nemmeno vero in assoluto.
L’assunto cioè che il mondo sia fatto di oggetti discreti, cioè separati fra loro da uno spazio, fatti di materia solida, sezionabile in parti sempre più piccole e che per entrare in relazione debbano n qualche modo toccarsi.
Questo ci serve per muoverci nel mondo e per comunicare supponendo che anche il nostro vicino veda le cose nello stesso modo. Così il mondo che ci immaginiamo diventa un mondo condiviso socialmente.
Sappiamo però che altre culture vedono il mondo davvero in modo differente: per gli aborigeni australiani, ad esempio, il mondo è sorretto dalla vibrazione dei canti: ogni cosa è stata cantata prima di esistere nella forma che noi conosciamo. Ogni cosa è vibrazione nella sua essenza.
Un uomo nato in quelle culture avrà una visione differente delle cose e delle loro relazioni, fino anche ad avere un diverso senso di ciò che è importante e ciò che non lo è.
Quindi, per prima cosa, occhio a non fare della nostra forma mentis occidentale un grande ampio di occhiali che colora il mondo e che vorremmo fare indossare a tutti.
Quanto a noi occidentali, il secolo scorso Einsten ha regalato al mondo la formula E = mc2 che in parole poverissime significa che, se avessimo la capacità di far passare cose, oggetti, volumi, corpi, da una parte all’altra di questa equazione, sapremmo misurare coi nostri sensi la quantità di energia di cui sono fatti.
Se pensiamo che la potenza energetica sprigionata da un granello di sabbia è pari alla sua massa moltiplicata per il quadrato della velocità della luce, e sapendo inoltre che la velocità della luce equivale in modo approssimato a 300.000 km al secondo, ci rendiamo conto che far passare un semplice granello di sabbia dall’altra parte dell’uguale creerebbe una esplosione di energia molto maggiore di qualsiasi bomba atomica mai esistita.
Samuel Hahnemann, fondatore dell’omeopatia nel suo Organon, in un linguaggio del 1800, parla di “forza vitale”. Siccome ancora oggi gli omeopati usano questo termine, l’omeopatia viene bollata come spiritulistica, mistica, se non addirittura come stregoneria.
Dice nel paragrafo 15:
“L’organismo è lo strumento materiale per la vita, che non si può pensare senza la vivificazione da parte del principio vitale sensibile e dominante, come non si può pensare la forza vitale senza organismo. Di conseguenza tutti e due costituiscono un’unità, sebbene noi, per facilitarne la comprensione, li scindiamo in due concetti”. (1)
Tradotto, quello che noi percepiamo come massa, materia, corpo, non è altro che espressione di energia organizzata in un modo specifico per ogni individuo. E l’energia di cui parliamo non è nulla di diverso da quello che Einstein definisce nella sua equazione.
C’è allora una domanda molto importante da porci: la medicina, come scienza che studia e tratta l’uomo, ha una visione sufficientemente ampia e profonda da abbracciare la complessità di quello che è l’essere vivente?
La nostra scienza medica ha veleggiato sulle conquiste scientifiche del secolo scorso: strumentazioni sofisticate hanno portato affascinanti ed importanti evoluzioni nella scienza diagnostica e nella esplorazione dei micro componenti del corpo umano. Ma quanto riesce ad ad afferrare la complessità intera della persona?
Davvero crediamo di poter trascurare nell’osservazione di uno stato di organizzazione povera, che chiamiamo ‘malattia’, l’energia delle emozioni o della mente preenti in quel momento? Davvero possiamo pensare che lo stato mentale di una persona non influisca nella sua organizzazione? Davvero pensiamo che eistano ‘malattie’ indipendenti dalla persona malata?
L’omeopatia studia l’energia nella sua complessità, come essa si manifesta in modo organizzato nei differenti esseri viventi, studia la relazione tra diverse energie che entrano in contatto l’una con l’altra e le variazioni che queste comportano nell’organizzazione del sistema.
Come ho già detto, tutto questo è ampiamente supportato dalla scienza moderna che, a livello della biologia molecolare, dell’epigenetica, della fsica delle particelle, ragiona oramai in termini di relazioni dinamiche: l’ambiente condiziona l’organizzazione e l’espressione genica e gli stati emotivi impattano in modo analogo.
Allora, se nel 1800 Hahnemann parla di ‘Forza Vitale’, era così fuori strada? Non credo proprio.
Il concetto di Forza Vitale è la chiave per avvicinarsi all’omeopatia e per gettare n ponte con la scienza moderna.
L’omeopatia studia l’energia e la relazione tra energie, altro che fattucchieri. Però, bisogna saperlo fare, e su questo non ci piove!
A presto
Francesca
(1) Hahnemann S. (1987), Organon dell’Arte del Guarire, L.U.I.M.O.,Napoli (traduzione italiana dalla VI edizione or. tedesca, 1824).