Omeopatia: di che cosa stiamo parlando?

gocceIl cavallo di battaglia della medicina occidentale allopatica (quella che si studia all’università, per intenderci) è l’affermazione che dentro i granuli di glucosio dei rimedi omeopatici in realtà non vi sia nulla e che quindi l’omeopatia sia una grandissima farsa, i pazienti siano facilmente suggestionabili e quello che funziona non sia altro se non l’effetto placebo.
Effettivamente, se esaminassimo in laboratorio un granulo di una preparazione omeopatica che porti sul tubetto la sigla dalla 12ch in su (15/30/200 etc), non troveremmo traccia delle molecole della sostanza dalla quale siamo partiti nella preparazione del rimedio.

Non si scappa: c’è una legge fisica (la legge di Avogadro) che afferma che dopo la dodicesima volta che si diluisce qualcosa in un rapporto uno a cento (una goccia di sostanza originaria, pianta animale o minerale, e 99 di solvente), tutto diventa la stessa cosa, e cioè …… e qui si apre il dibattito!

Di sicuro non si vedono più molecole. Scompaiono? Si trasformano in qualcos’altro? Lasciano traccia di sé in qualche modo nell’acqua in cui sono state diluite? Ardua questione!

Ma…di cosa stiamo parlando? Di ciò che non si vede? Ne vale la pena? E’ davvero scientifico o lo lasciamo alla magia?

Da che mondo è mondo, si discute se quello che non si vede sia altrettanto reale di quello che si vede.

Ultimamente (dal ‘900) le cose stano cambiando, e anche rapidamente, ma non tutti lo sanno: i fisici teorici, i matematici, i biologi teorici lo sanno, hanno visto che il sistema di pensiero che ci ha condotto fin qui si sta a aprendo ad una nuova fase. Non si parla più di linearità ma di complessità ( in altri post spiegherò di cosa i tratta) e quindi di luoghi in cui il ‘tutto è più della somma delle parti’, in cui si cerca di capire come siano possibili fenomeni quali la memoria, non riducibile alla somma dei neuroni e della loro attività funzionale, le emozioni, l’adattabilità degli organismi al mutamento dell’ambiente, l’attivazione epigenetica”….

Dalla somma di parti quantitativamente conosciute, si osserva l’emergere di strutture qualitativamente nuove: qualcosa di qualitativamente differente emerge da pezzi che crediamo di conoscere a menadito. Se scomponiamo un organismo nei pezzi che lo compongono, non riusciamo più a metterlo insieme e a farlo funzionare: perché?

La vera domanda allora potrebbe essere questa: noi, uomini di tutti i giorni del 21 secolo, noi uomini che viviamo senza essere pozzi di scienza, siamo preparati a  leggere quello che non si vede? Conosciamo davvero tutte le trasformazioni di cose in altre cose che avvengono sotto i nostri occhi? E, in ultima analisi, siamo preparati davvero a dibattere di omeopatia?

Io credo di no.

4 Comments

  1. Più che non essere capaci di vedere come si è trasformata la soluzione diluita molte volte, il problema si pone sulla capacità di misurare che cosa è diventata o, ancora di più, su cosa bisogna misurare.Per trovare qualche cosa bisogna sapere cosa cercare e, a mio parere, la medicina non ha ancora compreso cosa deve cercare.

  2. Esattamente! Per sapere cosa cercare bisogna avere una ‘visione’, un sistema concettuale di riferimento organico, coerente e logicamente consistente. Quel che generalmente si chiama ‘teoria’. Nel modello riduzionistico della medicina contemporanea, quella parte del mondo medico scientifico che ancora si riferisce solo a un modello di causa effetto lineare, l’omeopatia è qualcosa che non sta dentro. Si cerca di ridurla, di neutralizzarla e di usarla in modo sintomatico, eppure qualcosa sempre scappa e punta oltre, ad una nuova visione, o teoria, che sia in grado di contenere oltre alla materia, anche l’energia prodotta da emozioni e mente. Cercherò pian piano di spiegare nei post

  3. la cosa che fa più impressione è che gli omeopati pretendono di far comprendere a chi per vari motivi non vogliono proprio accettare l’omeopatia. non è una questione scientifica e solo una esigenza di interesse personale che porta chi vive nell’altra sponda a rifiutare l’omeopatia. smettiamola quindi di pretendere di realizzare l’impossibile e continuiamo ad operare fregandocene di cosa pensano gli altri.

    1. a me non fa impressione: ognuno ha la libertà di fare quello che si sente di voler fare. A me non importa se ci sono persone che non sono interessate all’omeopatia, rispondo al mio desiderio di voler comunicare la bellezza di quello che vedo e imparo. Lo faccio in primis per me :), continuando ad operare

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